08. Con i luoghi: le montagne di mezzo

Ogni mattina il mio sguardo si lascia alle spalle la linea del Linzone, si arrampica sull’Albenza e sulla Roncola, e poi scivola lungo tutta la cresta della Val Brembana, che avvolge come un abbraccio i primi paesi ai piedi della valle. A seconda dell’ora e delle stagioni, le montagne si vestono di sfumature mai uguali: dal bronzo rosato e tenue dell’alba al verde intenso che si fonde con l’ombra dei boschi. Ogni luce sembra raccontare una storia diversa, un respiro profondo. Mentre le osservo, penso proprio di vivere e abitare (e lavorare per) in quella dimensione viva della "montagna di mezzo", quel luogo di passaggi, incontri e storie antiche descritto da Mauro Varotto, docente di Geografia e Geografia culturale all'Università degli Studi di Padova, nel suo saggio "Montagne di mezzo. Una nuova geografia".

Valentina Gervasoni

Il Punto

06. Il Biennale delle Orobie

"Pensare come una montagna" ambisce a portare un contributo di esperienze elaborate al processo di revisione dei format biennali, fondando la propria progettualità su tre principi alternativi a quelli consolidati: “più localizzata”, “a lungo termine” e “in scala”. Il Biennale delle Orobie, come potremmo oggi ribattezzare il programma sviluppato dalla GAMeC in collaborazione con le comunità della bergamasca, è un evento che si tiene non “ogni due anni”, ma “per due anni”. Che non accade “in un luogo”, ma “con un luogo”, realizzando progetti nati dall’incontro tra artisti internazionali e comunità locali su una scala non “la più grande possibile”, ma variabile in relazione alla portata di ogni singolo contesto.

Lorenzo Giusti

Il Punto

04. Intendere i fiori e le altre cose mute

“Pensare come una montagna” è l’invito formulato da GAMeC per realizzare un “pas de côté”, guardare da una certa distanza e in modo rinnovato la nostra relazione alla natura e alla collettività grazie al punto di vista e ai processi artistici. Nello stesso spirito, propongo di dedicare Il Punto di oggi a guardare la nostra relazione all’arte in modo diverso, come la possibilità non solo di uno sguardo alternativo, ma anche di un punto di vista completamente integrato alla nostra vita individuale e comunitaria, una parte attiva e un riferimento accessibile e quotidiano alla nostra lettura del mondo.

Claudia Ferrazzi

Il Punto

03. Ubuntu?

Nel primo editoriale Lorenzo Giusti si chiedeva quale parola potesse racchiudere in se stessa e rendere esplicite le intenzioni alla base del programma biennale Pensare come una montagna, inaugurato lo scorso maggio.
Ha proposto una parola inglese, “togetherness”, senza la certezza che quest’ultima potesse essere la risposta al suo interrogativo.
Mentre leggevo la spiegazione dei significati attribuiti a questa parola ho pensato al concetto africano di Ubuntu, con cui sono recentemente entrata in contatto.
Può una parola che probabilmente la maggior parte di noi ignorano, cogliere il senso ultimo del nostro progetto?

Sara Fumagalli

Il Punto

02. Invito all’ascolto

Ursula K. Le Guin in "The Carrier Bag Theory of Fiction" (1986) propone di abbandonare le storie d’azione e di successo incentrate sugli eroi, con protagoniste armi fallocentriche e temporalità lineari di conquista e distruzione, per ripensare l’evoluzione umana attraverso uno strumento diverso: la borsa da trasporto, presupposto per raccogliere, foraggiare e collezionare; per contenere e ricevere piuttosto che per attaccare, colpire e uccidere.

Valentina Gervasoni

Il Punto