Agnese Galiotto La montagna non esiste

Dal 4 ottobre 2025

L’artista Agnese Galiotto (Chiampo, 1996) trasforma una parete del centro storico di Almenno San Bartolomeo in un racconto visivo carico di suggestioni, che indaga la relazione profonda tra essere umano e natura.

L’affresco, realizzato con la tecnica tradizionale, si sviluppa su una parete affacciata sulla piazza centrale del paese e richiama nella composizione triangolare la sagoma del Monte Albenza sullo sfondo, che sembra proseguire idealmente nella pittura. Questa forma diventa la base di una narrazione visiva in cui uno stormo di uccelli – composto da decine di specie diverse – si muove dalle vette verso la pianura, mentre altri osservano dal basso, nascosti tra le foglie spesse di un’agave. Nel cuore della pianta affiorano mani che danno forma a gesti che sembrano richiamare da un lato la precisione della pratica scientifica dell’inanellamento, e dall’altro il gesto intimo e quotidiano di raccogliere un fiore. In questo intreccio di suggestioni, le margherite siamesi, fiori doppi con uno stesso stelo, diventano una metafora della ricerca dell’artista: immagini di unione e ambivalenza, che parlano di fragilità e resistenza, ma anche di convivenze apparentemente inconciliabili.

Il colore dominante, un tono mattone caldo e profondo, richiama non solo gli intonaci antichi del borgo e i boschi d’autunno, ma anche la memoria personale dell’artista legata a viaggi notturni attraverso l’Europa negli anni di studio, in cui le luci artificiali sembravano tagliare le montagne come lingue di fuoco. Questa visione si traduce nell’affresco in immagini sospese e poetiche, in cui i confini si dissolvono. Eppure, laddove per gli esseri umani i confini e le zone di transito diventano luoghi di interruzione o di fermo, per gli uccelli migratori sono corridoi continui che collegano geografie diverse, dissolvendo l’idea stessa delle frontiere nazionali e restituendo l’immagine di un paesaggio unito e in movimento.

In una terra storicamente legata alla caccia, La montagna non esiste propone un modo nuovo e non romanticizzato di rapportarsi al mondo animale. Gli uccelli migratori diventano simbolo di un ecosistema fragile ma in costante movimento, di un paesaggio che non separa ma unisce, aprendosi a nuove possibilità di ascolto, cura e coabitazione.


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