Sentieri Creativi Un’intervista a
Francesco Ferrero,
Giammarco Cugusi e
Roberto Picchi

Il progetto Sentieri Creativi promuove percorsi formativi in ambito artistico connessi al tema della montagna e alle questioni ambientali – sempre più attuali e urgenti in prospettiva futura – attraverso la produzione di opere che si integrano nel contesto per cui sono progettate, e che affrontano in modo originale il rapporto tra la specie umana e la natura. 

Sentieri Creativi si snoda attraverso un percorso residenziale artistico formativo e di produzione, che permette ai partecipanti di acquisire conoscenze e competenze e di sviluppare un proprio progetto in dialogo con l’ambiente montano dove potrà essere collocato.

L’edizione di quest’anno si è arricchita della collaborazione con la GAMeC che, insieme ai comuni di Dossena e Roncobello, hanno proposto una seconda fase di residenza artistica.

A seguire una breve intervista con gli artisti dei due progetti vincitori.

Cinque domande agli artisti Francesco Ferrero, Giammarco Cugusi e Roberto Picchi

Descrivi il progetto in 10 righe:

Francesco Ferrero: Il progetto nasce con l’obiettivo di coinvolgere la comunità di Roncobello in una rilettura creativa dell’immaginario locale, mescolando tradizione e contemporaneità. Attraverso questa iniziativa, i simboli storici si trasformano, raccontando l’identità collettiva e rafforzando il legame tra persone e territorio. Il percorso progettuale inizia con una ricerca sui simboli araldici del luogo e sul loro significato, per poi evolvere in un laboratorio creativo. In questa fase, i bambini di Roncobello sono coinvolti nella creazione di nuovi segni grafici, che andranno a comporre degli stendardi. L’installazione finale prevede l’esposizione di tre grandi bandiere nella zona del Castello Forcella. Questo atto simboleggia una riconquista dello spazio pubblico, visibile e condiviso, che celebra un nuovo immaginario comunitario.

Giammarco Cugusi e Roberto Picchi: Ispirati dalla morfologia serpentesca del sentiero che dalle miniere di Dossena conduce al Becco, abbiamo immaginato un percorso scultoreo a stazioni che prende spunto dalle processioni tipiche dei riti della Via Crucis. Ogni edicola è pensata per essere deposta durante il giorno dell’inaugurazione, quando una camminata/processione condurrà la comunità ad attivare l’opera fino ad arrivare al Becco, inteso metaforicamente come cattedrale contemplativa. Il percorso diventa una linea temporale che, attraverso immagini e parole, unisce ciò che è stato con il presente e con le aspirazioni future di chi oggi vive e incontra questo territorio. Il giorno inaugurale saranno gli abitanti del paese a dare vita al percorso, raccontando le storie legate a ciascuna scultura/stazione, offrendo una narrazione diretta e spontanea. Successivamente verrà elaborate una playlist su piattaforma di riproduzione digitale, permettendo così di fruire delle storie in qualsiasi momento, creando un’esperienza immersiva e duratura nel tempo.

In che modo la proposta progettuale che hai sviluppato
dialoga con aspetti del contesto locale?

 

F.F.: La proposta di lavorare su un’opera site-specific richiede necessariamente un’analisi molto accurata del contesto locale. Un primo passo per entrare in contatto con questo territorio è rappresentato dallo studio della storia e, in particolare, dell’araldica. Il fatto che questi simboli rappresentassero, attraverso segni grafici, le caratteristiche di ogni famiglia ci racconta molto di come una comunità si identifichi nelle proprie peculiarità. Coinvolgere la comunità, specialmente i giovani di Roncobello, significa creare un nuovo immaginario collettivo che possa ricostruire un legame profondo e rinnovato con il territorio.

G.C./R.P.: L’iconografia delle stazioni/sculture è sviluppata partendo dal dialogo con gli abitanti di Dossena e si ispira al ricco patrimonio culturale del paese, intrecciando tradizioni, miti e pratiche che hanno profondamente segnato la vita della comunità (le mascherate, il gioco della palla tamburello, l’arte di Filippo Alcaini, …). Ogni tappa del cammino unisce memoria personale e collettiva, con l’obiettivo di far emergere il vissuto della comunità attraverso un’esperienza artistica condivisa. Il Becco così diventa il punto culminante del percorso e un simbolo del legame tra il passato e le aspirazioni della Dossena di domani.

Quali fasi sono più ricorrenti nel processo di
elaborazione di un progetto?

F.F.: Sicuramente il coinvolgimento attivo della comunità. Co-progettare significa non solo raccogliere idee, ma anche sviluppare insieme ogni aspetto del progetto, in modo che chi partecipa possa effettivamente sentirsi parte integrante dell’opera finale.

G.C./R.P.: Sicuramente abbiamo toccato e toccheremo alcuni di questi passaggi nella creazione di Storie dal Becco: ricerca e immersione nel contesto; dialogo con la comunità; sperimentazione, progettazione e formalizzazione; realizzazione e installazione; attivazione e condivisione.

Cosa speri che le comunità possano trarre dall’esperienza
delle tue opere?

F.F.: Mi auguro che questa esperienza permetta loro di vivere uno sforzo collettivo e una sfida sia sul piano creativo sia su quello immaginativo. Vorrei riuscire insieme a loro a scoprire nuovi modi di vedere e interpretare la contemporaneità, ritrovando una capacità espressiva che passa ancora attraverso le immagini.

G.C./R.P.: Ci auguriamo che la comunità possa trarre da questa esperienza un rinnovato senso di identità e di appartenenza, vedendo il proprio patrimonio culturale valorizzato e reinterpretato in modo originale. Vorremmo che l’opera diventasse uno spazio di dialogo e condivisione, offrendo agli abitanti l’opportunità di riflettere su come le loro radici possano nutrire il futuro. Auspichiamo che l’opera promuova il dialogo intergenerazionale, rafforzando il legame tra memoria storica e aspirazioni contemporanee permettendo alla comunità di riconoscersi in un percorso di continuità.

E cosa, invece, ti auguri non imparino?

F.F.: L’atto di issare una bandiera è di per sé forte e potrebbe essere frainteso come un gesto di affermazione o prepotenza. In questo contesto, però, gli stendardi rappresentano un contesto sicuro: è un gesto simbolico che vuole aprire uno spazio, all’interno e all’esterno della comunità.

G.C./R.P.: Ci auguriamo che i membri della comunità non percepiscano questo progetto come un’iniziativa calata dall’alto puramente turistica o estranea alla loro storia. Non vorremmo che si creasse una separazione tra l’opera e gli abitanti, come se fosse destinata solo ai visitatori esterni. Il nostro desiderio è che venga vissuta come una rappresentazione autentica della loro identità e memoria, e non come un progetto volto a spettacolarizzare o a offrire una visione superficiale del territorio.

Sentieri Creativi è un progetto di Bergamo per Giovani, le politiche per giovani del Comune di Bergamo, con il Politecnico delle Arti “Donizetti-Carrara”, Alchimia Cooperativa Sociale e il patrocinio del Parco dei Colli di Bergamo.


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