Apparteniamo all’aria con i piedi saldi al suolo e apparteniamo all’acqua nella misura in cui il nostro oceano rimane il respiro. Viviamo il fiume in una linea di mezzo, una linea di galleggiamento, in un equilibrio che ci vede sempre vulnerabili e in uno spazio di adattabilità che ridisegna in modo significativo la nostra attitudine predatoria, mette in discussione la percezione di identità e apre la riflessione sulla nostra marginalità in ecosistemi complessi e interrelati.

