In occasione di Pensare come una montagna,e in collaborazione con Fondazione Dalmine, l’artista Chiara Gambirasio (Bergamo, 1996) ha dato vita a un progetto partecipativo sviluppato in diverse fasi.
Grazie alla rete di relazioni fra Fondazione Dalmine e la comunità di ex dipendenti o cittadini, l’intervento ha assunto in origine la forma di un workshop che ha visto protagoniste alcune “testimoni” che da bambine hanno frequentato la colonia estiva di TenarisDalmine a Castione della Presolana. La colonia, attualmente inagibile, ha ospitato diverse generazioni di figli degli operai dell’azienda che qui trascorrevano parte delle loro vacanze.
Le donne coinvolte sono state invitate da Chiara Gambirasio a rivivere, riscoprire e condividere esperienze e ricordi legati al tempo trascorso nella colonia – un tempo sospeso, ma ricco di vissuto – attraverso un lavoro focalizzato sull’utilizzo del colore.
Il colore rappresenta per l’artista il mezzo attraverso cui percepire intuitivamente e soggettivamente il mondo, ma anche una condizione in cui “risiedere”, senza la mediazione della parola, per imparare a sentire oltre l’immediatamente percepibile: il cosmo e l’interiorità, ma anche il tempo geologico inafferrabile dalla memoria.
E proprio il processo di attivazione della memoria ha assunto un ruolo cruciale nel lavoro sviluppato da Chiara Gambirasio, che in occasione di uno degli appuntamenti del workshop è tornata con le partecipanti a Castione della Presolana, per far riscoprire loro i luoghi dell’infanzia e soffermarsi sui ricordi delle esperienze vissute ma anche sulle emozioni generate dal nuovo incontro con la ex colonia e l’ambiente circostante.
Il percorso sviluppato durante il laboratorio si pone alla base dell’intervento scultoreo che l’artista ha ideato per il borgo di Rusio, piccola frazione del comune di Castione della Presolana, che sarà presentato al pubblico il 18 maggio.
Poiché il sentimento maggiormente condiviso dalle partecipanti al workshop è stato il senso di perdita,sia legato al ricordo della lontananza dalle proprie famiglie, sia riconducibile alla colonia ora in disuso, Chiara Gambirasio ha raccolto queste suggestioni e ha ulteriormente ampliato la riflessione ragionando sul senso di perdita del nostro rapporto con la natura, che ci vede in una posizione secolare di estraneità e di indipendenza. I colori emersi durante il workshop sono poi in parte confluiti nell’opera, che presenta toni grigio-bruni alla base, verdi e gialli nella parte centrale e azzurri cangianti sulla cima.
La scultura dal titolo M’ama, che evoca l’idea di Madre Natura, o una “montagna-mamma”, così stratificata in livelli di percezione e di senso, è stata concepita dall’artista come un tentativo di avvicinamento e riconciliazione sia con il proprio vissuto personale, sia con la natura stessa. La forma assunta dall’opera è infatti quella di una montagna che si fonde a un ceppo, in una sorta di abbraccio che l’artista si augura possa includere anche i visitatori, invitati ad abbracciare la scultura.
Esposta nel borgo di Rusio da maggio a luglio 2024, la scultura è entrata a far parte del patrimonio della GAMeC grazie alla donazione dell’artista, ed è attualmente visibile al pubblico nel percorso Una Galleria, Tante Collezioni, che presenta i nuclei principali delle raccolte museali.
La seconda opera scultorea è allestita presso l’antico ponte che collega Castione della Presolana alla Valle dei Mulini, nell’area sottostante la ex colonia.
V’arco costituisce una sorta di arco temporale e spaziale che unisce più dimensioni: a nord quella della montagna, con la sua prospettiva geologica, a est la ex colonia, con il suo portato emotivo; a sud quella della valle in cui si trovano TenarisDalmine, Fondazione Dalmine con le persone protagoniste dell’intervento partecipativo, e la GAMeC.
La forma arcuata di V’arco riprende e si unisce agli archi dei tre ponti di Castione della Presolana che delineano la discesa del fiume a valle. L’orientamento del ponte e dell’arco, composto da un intreccio di rami e dipinto con i colori di un “arcobaleno di terra”, segue la direzione del sole da Est a Ovest, formando un’aureola di luce che incornicia a raggiera la cima della Presolana, e proiezioni di ombre ramificate nel fondo della valle.
Entrambe le opere di Chiara Gambirasio per Pensare come una montagna parlano quindi di relazioni, di esperienze condivise, di traiettorie spazio-temporali, ma anche di rapporto fusionale con la natura e il paesaggio, protagonisti dei suoi interventi artistici.
La documentazione del processo creativo che ha condotto l’artista all’ideazione del progetto espositivo, attraverso il percorso condiviso durante il workshop, è a disposizione dei visitatori della nuova sede della Fondazione Dalmine, unitamente ai materiali dell’archivio fotografico che forniranno testimonianza della vita nella colonia a partire da inizio Novecento.
Note biografiche
Chiara Gambirasio (Bergamo, 1996), vive e lavora a Mapello (BG). Si forma all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano, dove si diploma nel 2019 in Pittura, per poi specializzarsi in Scultura nel 2022. La sua è una ricerca pluridisciplinare ma accomunata dal principio essenzialmente pittorico di codifica della realtà attraverso il colore. Questa pratica viene da lei definita “Kenoscromìa”, ossia vibrazione cromatica nel/del vuoto. La sua attenzione si concentra su punti di colore che appaiono nella realtà come intrusi, e che si propone di trasformare, attraverso le immagini che ne nascono – pittoriche, fotografiche, scultoree o ibride –, in fulcri prospettici. Tra le opere pubbliche si segnalano nel 2023 Terre D’Istanti, a cura di Roberto Mauri per il Comune di Mapello (BG); Ammiraggio a cura di Zeno Massignan sul Monte Stivo (TN); nel 2021 Sedimento, a cura di Adiacenze Bologna (Spilamberto, MO). Tra le mostre personali si segnalano per il 2022 Vedere dentro, a cura di Gabi Scardi, Galleria Cinquegrana (Milano); 5Dì, a cura di Caroline Corbetta, Il Crepaccio; per il 2021, Istruzioni di Volo, a cura di Sergio Risaliti, Museo Novecento (Firenze). Tra le esposizioni collettive si segnala, nel 2023, Visibilia, a cura di Isabella Puliafito, Museo di Villa Croce (GE) e a Palazzo Ducale (Gubbio); nel 2021, L’Armonia, a cura di Sergio Risaliti, Manifattura Tabacchi (Firenze); nel 2020 Corpi sul Palco, a cura di Andrea Contin al Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Rijeka.
Fondazione Dalmine
La Fondazione Dalmine ETS nasce per iniziativa di TenarisDalmine con l’obiettivo di promuovere la cultura industriale valorizzando la storia di un’impresa siderurgica radicata nel territorio da oltre un secolo e oggi parte di un’azienda globale, Tenaris. Fondazione Dalmine ETS condivide con Tenaris – in un’ottica che coniuga l’attenzione alla comunità territoriale con una visione globale – gli stessi valori di cultura industriale: innovazione, cultura e competenze del lavoro, salute e sicurezza, etica del business e trasparenza, ambiente, energia ed economia circolare. A partire dalla conservazione e valorizzazione dell’archivio storico dell’impresa, Fondazione Dalmine ETS promuove studi e ricerche nei campi della business history e della storia economica e sociale, ne divulga i risultati attraverso mostre ed eventi, organizza seminari e momenti formativi. Queste le linee di un progetto culturale che guarda al futuro e si rivolge a un pubblico di diverse età, sfondi culturali e interessi: famiglie, studenti e istituzioni educative, appassionati ed esperti.