In occasione del progetto Pensare come una montagna la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo torna ad abitare la prestigiosa sede del Palazzo della Ragione, nel cuore della città antica, con un nuovo progetto site-specific pensato per la Sala delle Capriate dall’artista inglese Sonia Boyce (Londra, 1962).
Dalla fine degli anni Ottanta l’artista ha affrontato, in maniera esplicitamente politica, temi quali l’identità, le dinamiche sociali e la marginalizzazione razziale e di genere; più recentemente si è concentrata nella sperimentazione di una pratica relazionale che combina il valore estetico e il valore politico della partecipazione e della collaborazione, realizzando lavori che vertono sulla storia e sulla memoria “acustica”, accomunati dall’amore per la musica, il suono e la voce, maggiormente legati alle nozioni di differenza, intersezionalità e appropriazione interculturale e transnazionale.
Attraverso lo sviluppo di progetti multimediali – fotografie, video, installazioni – Sonia Boyce documenta i gesti di improvvisazione performativa messi in atto dalle persone coinvolte nei suoi lavori. In questa prospettiva, i processi collaborativi negoziano l’autorialità e l’autorità dell’artista attraverso il dialogo e l’interazione con la comunità di riferimento, a pieno favore di una creatività collettiva. Boyce, infatti, crea spazi che favoriscono relazioni basate sull’improvvisazione, in cui la riflessione sull’interazione delle personalità di ciascuno trova esito nella costruzione di una comunità, senza alterarne la natura.
Il progetto concepito per il Palazzo della Ragione ha portato l’artista ad avvicinarsi con curiosità al territorio bergamasco e alla sua storia, e a concentrare la propria attenzione sui canti della tradizione popolare italiana che hanno a lungo rappresentato una potente forma di commento sociale e un mezzo lirico per tradurre e condividere condizioni esistenziali.
Boyce ha avviato una collaborazione con tre studenti dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “Gaetano Donizetti” di Bergamo, che lo scorso autunno sono stati invitati a esibirsi e a improvvisare canzoni popolari nel cuore di Città Alta. In particolare, nella fase preliminare del progetto, l’artista e gli studenti hanno rilevato quanto Bella Ciao, canto di riferimento della storia democratica del Paese, sia divenuto un simbolo di resistenza globale transgenerazionale.
Questo brano è diventato per Boyce uno stimolo per avviare un’importante riflessione sul significato della musica, sul suo valore nel tempo e sulla sua capacità di unire, ma anche di dividere. Lontano da intenti ideologici, il canto, risuonato spontaneamente tra i passanti durante le riprese tra i balconi di Piazza Vecchia, ha dimostrato come la sua forza risieda nel senso di comunità che muove, nel senso di dignità, di pace e di speranza che invoca. L’atto di cantare affacciati ai balconi è un riferimento esplicito al periodo del lockdown, durante il quale le persone intonavano canti dalle proprie abitazioni per sostenersi reciprocamente in un momento di difficoltà. Un’azione che ha ispirato l’artista, per la quale il canto stesso rappresenta un gesto di altruismo ed empatia, e i canti popolari in particolare sono un mezzo per ritrovarsi e tendersi la mano: “Cantare spontaneamente e pubblicamente, in momenti di ansia sociale, testimonia la capacità della voce umana di trasportare i nostri sentimenti e di suscitare una forma di tenerezza sociale”. Oggi, come nel 2020, gli scambi e gli incontri sono avvenuti attraverso il suono e l’ascolto: un’azione che ha portato alla condivisione di uno spazio intersoggettivo, alla manifestazione di un’attenzione collettiva, facendo vibrare, in un coro di voci, un nuovo sistema di valori comuni.
Questo dialogo tra Sonia Boyce e gli studenti molto rivela del processo che ha portato alla realizzazione di Benevolence, la video installazione ambientale prodotta per la mostra a Palazzo della Ragione, e dei diversi livelli rintracciabili sia nello sviluppo embrionale del progetto sia nella restituzione visiva di questo lavoro, nato da una performance trasformata in un film.
Le riprese si sono svolte in Piazza Vecchia e nell’adiacente Biblioteca Civica Angelo Mai, in particolare nella Sala Tassiana, storicamente destinata alle riunioni del Minor Consiglio del Comune, e nell’archivio della torre libraria San Michele all’Arco, luogo di culto sconsacrato dal 1955. Ambienti che custodiscono e accolgono una pluralità di voci, memorie frammentarie, e che rivelano la loro natura ibrida di essere al contempo aree private, riservate, e spazi destinati alla res publica, alle norme e alle leggi. Sono le volte ornate della Sala Tassiana, con gli affreschi seicenteschi con grottesche e allegorie delle virtù dei buoni governanti di Pietro Baschenis, a ispirare il titolo dell’opera. È la benignità, raffigurata da una donna in procinto di allattare degli animali, su cui l’artista sceglie di porre l’enfasi.
La mostra riunisce in sei “monumenti visivi” che occupano la Sala delle Capriate di Palazzo della Ragione – anch’esso luogo emblematico di incontro tra pubblico e privato – l’opera generata dalla mediazione autoriale del materiale video e fotografico girato durante la performance spontanea in Piazza Vecchia e l’improvvisazione sonora dei cantanti negli ambienti della biblioteca. Benevolence esplora il modo in cui sperimentiamo la musica, il suono, sia collettivamente sia intimamente, attraverso la giustapposizione di corpi e di scenari e ambientazioni in interna e in esterna, alternando le diverse modalità di interazione sonora che hanno ispirato i cantanti.
Il suono, con la sua natura porosa, e la manifestazione culturale e simbolica della musica hanno favorito le connessioni sociali, esercitando un’influenza sulla capacità di partecipazione di ciascuno. La Piazza si è effettivamente animata come una zona di incontro, un luogo collettivo di enunciazione attraverso la pratica sonora.
Un ulteriore elemento di appropriazione autoriale della documentazione delle performance dal vivo è dato dalla pratica del collage che da sempre caratterizza il lavoro di Boyce, a partire dallo spazio bidimensionale dei suoi primi disegni al montaggio e taglio di film recenti, sino all’inclusione di frame con pattern grafici assimilabili ai suoi noti wallpapers, come in questa nuova produzione. In occasione della mostra verrà pubblicato un nuovo volume della collana di saggi, edita da Lenz e GAMeC, legata ai progetti espositivi realizzati per il Palazzo della Ragione di Bergamo. Autore sarà l’artista e teorico del suono Brandon LaBelle. La mostra è parte del progetto Pensare come una montagna, il programma culturale promosso dalla GAMeC per il biennio 2024-2025 che coinvolge il territorio della Provincia di Bergamo con l’obiettivo di creare un percorso di condivisione di esperienze artistiche volte a interrogare i principi della sostenibilità e della collettività.
Note biografiche
Sonia Boyce DBE RA (Londra, 1962) è un’artista e accademica interdisciplinare che lavora tra cinema, disegno, fotografia, stampa, suono e installazione. Nel 2022 ha presentato FEELING HER WAY, un’importante commissione per il Padiglione della Gran Bretagna alla 59a Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, per la quale ha ricevuto il Leone d’Oro per la Migliore Partecipazione Nazionale. Boyce è salita alla ribalta all’inizio degli anni Ottanta come figura chiave del nascente British Black Arts Movement, con disegni figurativi a pastello e collage fotografici che affrontavano questioni di razza e di genere nel Regno Unito. Dagli anni novanta, tuttavia, Boyce si è spostata in modo significativo verso una pratica sociale che invita all’improvvisazione, alla collaborazione, al movimento e al suono insieme ad altre persone. Lavorando su una vasta gamma di tecniche, la pratica di Boyce si concentra oggi su questioni di autorialità artistica e differenza culturale. Nel 2016 Boyce è stata eletta alla Royal Academy of Arts di Londra e nel 2023 all’American Academy of Arts and Science di Boston. Da quando si è laureata all’inizio degli anni Ottanta, Boyce ha sempre lavorato nel contesto della scuola d’arte. Nel 2014, è diventata docente alla University of the Arts di Londra, dove detiene la prima cattedra di Black Art & Design. Un progetto di ricerca triennale sugli artisti neri e il modernismo è culminato nel 2018 con il documentario della BBC Whoever Heard of a Black Artist? che esplora il contributo alla storia dell’arte moderna britannica da parte di artisti di origine africana e asiatica trascurati dal sistema dell’arte. Nella King’s New Year Honours List del 2023, a Boyce è stata conferita una Damehood.